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Natale per Sempre
Sophie Love


La Locanda di Sunset Harbor #8
La capacità di Sophie Love di trasmettere magia ai lettori risiede nelle sue squisite espressioni e descrizioni… È il romanzo rosa, magari da leggere sotto l’ombrellone, perfetto, ma con una marcia in più: l’entusiasmo e le bellissime descrizioni, unite a un’inaspettata attenzione per una complessità non solo sentimentale, ma anche psicologica. Lo consiglio vivamente agli amanti dei romanzi rosa che nelle loro letture ricercano un tocco di maggiore complessità. Midwest Book Review (Diane Donovan su Ora e per sempre) NATALE PER SEMPRE è il libro #8 della serie rosa LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, che inizia con Ora e per sempre (libro #1) – scaricabile gratuitamente! La trentacinquenne Emily Mitchell ha mollato il lavoro, l’appartamento e il suo ex fidanzato a New York per la storica e abbandonata casa del padre sulla costa del Maine, in cerca di un cambiamento nella sua vita e determinata a trasformare il posto in un bed and breakfast. Non si sarebbe però mai aspettata che la relazione avuta con il custode della dimora, Daniel, le avrebbe stravolto la vita. Il Natale e il nuovo anno giungono rapidi a Sunset Harbor, ed Emily Mitchell arriva sempre più vicina al suo terzo trimestre di gravidanza. Mentre continuano a lavorare alla loro nuova isola privata, nasce una nuova opportunità di business – un’opportunità che Emily mai si sarebbe aspettata, e che potrebbe cambiare tutto. Il tempo di vita rimasto a Roy si consuma velocemente, e mentre il Natale incombe e sono tutti occupati con le preparazioni, Emily sa che questo sarà il più significativo Natale della sua vita. Sarà una stagione di ispirazione, che cambierà le loro vite per sempre. NATALE PER SEMPRE è il libro #8 di un’impressionante ed elegante serie rosa che vi farà ridere, piangere, e che vi costringerà a girare pagina dopo pagina fino a tarda notte – e che vi farà innamorare di nuovo del romanzo rosa contemporaneo. La nuova commedia romantica di Sophie, AMORE COSÌ, ora è disponibile! Un romanzo scritto molto bene, che tratta delle avversità vissute da una donna (Emily) durante la ricerca della sua vera identità. L’autrice ha fatto un ottimo lavoro con la creazione dei personaggi e le descrizioni dell’ambiente. Lì è costruito il romanzo – ma senza esagerazioni. Complimenti all’autrice per il fantastico primo libro di una serie che promette davvero molto bene. Books and Movies Reviews, Roberto Mattos (su Ora e per sempre)







N A T A L E P E R S E M P R E



(LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR – LIBRO 8)



S O P H I E L O V E


Sophie Love



Sophie Love, autrice numero uno di best-seller, è la scrittrice della divertente serie rosa LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, che include otto libri e inizia con ORA E PER SEMPRE (LA LOCANDA DI SUSNET HARBOR – LIBRO 1).

Sophie Love è autrice anche di una nuova divertente serie rosa, CRONACHE D’AMORE, che inizia con AMORE COSÌ (CRONACHE D’AMORE – LIBRO 1).

Visita il sito www.sophieloveauthor.com (http://www.sophieloveauthor.com) per scrivere a Sophie, entrare a far parte della mailing list, ricevere e-book gratis ed essere sempre al corrente delle ultime novitГ !



Copyright © 2017 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di aggiungerne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo e-book senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per suo uso personale, è pregato di restituirlo e acquistare la sua copia. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Ioana Catalina E, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.


I LIBRI DI SOPHIE LOVE



LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR

ORA E PER SEMPRE (Libro #1)

SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)

SEMPRE CON TE (Libro #3)

SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)

PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)

PER SEMPRE, PIГ™ UNO (Libro #6)

PER TE, PER SEMPRE (Libro #7)

NATALE PER SEMPRE (Libro #8)



LE CRONACHE DELL’AMORE

UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1)

UN AMORE COME QUELLO (Libro #2)

UN AMORE COME IL LORO (Libro #3)


INDICE



CAPITOLO UNO (#ua19b7e82-3938-5633-9e6e-d0af3473fa90)

CAPITOLO DUE (#u61a26a53-9230-5c5d-a277-5f6469a769e4)

CAPITOLO TRE (#u202d66da-aac8-5a00-aa12-518495104368)

CAPITOLO QUATTRO (#u5342cd2e-c8b8-5581-ba95-ffad996eb3ed)

CAPITOLO CINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO OTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)




CAPITOLO UNO


La dottoressa Arkwright sorrise a Emily e le rimosse il metro dal pancione. “Posso confermare che la bambina dovrebbe nascere il 13 dicembre,” disse. “Adesso è a trentasette settimane, e ha raggiunto ufficialmente il termine della gravidanza.”

Emily guardГІ Daniel e gli rivolse un largo sorriso. Era davvero entusiasmante sapere che tra sole tre settimane la piccola Charlotte sarebbe stata con loro.

Tornarono tutti a sedersi, e la dottoressa Arkwright proseguì.

“Basta voli,” disse a Emily. “Perciò, se avevate in programma una luna di miele preparto, temo che non potrete farla all’estero.”

“Luna di miele preparto?” Emily scoppiò a ridere. “Non ne avevo mai sentito parlare.”

Rise anche la dottoressa. “È di gran moda ultimamente. Ho madri e padri che pianificano sfarzose lune di miele perché sanno che sarà la loro ultima possibilità di farne una.”

Emily trovò l’idea divertente. Con tutto ciò che stava accadendo alla locanda, era molto improbabile che riuscissero a trovarne il tempo (per non parlare dei soldi), se anche fossero voluti andare in vacanza!

La dottoressa batté le mani. “Qui abbiamo finito.”

“Fantastico,” disse Emily saltando giù dalla sedia. “Oh, quasi dimenticavo. Ho una cosa per lei.” Ficcò la mano in borsa e prese l’ultimo album di Roman. Era stato contentissimo di autografarlo per la dottoressa, anche se divertito allo stesso tempo.

La dottoressa Arkwright vide che cosa aveva in mano Emily e arrossì in viso. Lo prese di fretta. “Grazie mille,” sussurrò.

Emily e Daniel lasciarono l’ambulatorio e andarono al parcheggio. Per essere il lunedì seguente al Ringraziamento faceva notevolmente caldo.

“Quante possibilità ci sono che quest’anno non vediamo la neve?” chiese a Daniel arrivando al pick-up.

“Onestamente non riesco a immaginare un Natale senza neve,” disse. “Sono sicuro che presto il tempo cambierà.”

Montarono entrambi sul furgoncino.

“Ci è stato parecchio di aiuto,” aggiunse Emily. “Pensa a quanto lavoro in più siamo riusciti a fare all’isola grazie al tempo!”

Daniel avviò il motore e il vecchio furgoncino tornò alla vita. “Lo so,” disse uscendo dal posteggio. “Siamo in anticipo sui tempi. E considerando che tutto deve essere pronto per aprile, è un gran bene.”

Emily pensò al fatto che l’isola fosse già stata prenotata, con mesi di anticipo, ancor prima che le capanne avessero il tetto!

“Come se la cavano Stu, Clyde ed Evan?” gli chiese.

“Benissimo,” le disse. “Non sapevo che ne avessero la stoffa. Ho sempre pensato che fossero pigri.”

Emily rise, ma si tenne i suoi pensieri sugli amici di Daniel per sé. Aveva finito con l’affezionarsi a loro nel corso delle settimane in cui avevano lavorato per vitto e alloggio, ma era difficile liberarsi della prima impressione che aveva avuto di loro!

“Be’, sono contenta che lavorino sodo,” disse a Daniel. “Abbiamo disperatamente bisogno dei profitti dell’isola, se le cose proseguono così.”

Daniel si voltò verso di lei, verso il sedile del passeggero. “Va così male?”

Emily fece una smorfia. “Sì. Purtroppo. Non abbiamo prenotazioni per l’inverno. Anzi, non abbiamo nessuno fino a marzo. Né nella rimessa, né alla casa di Trevor, né nella locanda principale. Ho dovuto anche tagliare i turni di tutti. Ci sono solo Lois e Parker a fare dei turni scelti. Vanessa e Marnie hanno acconsentito ad aver libero l’intero inverno, ma Matthew non è contentissimo dei tagli. Sta cercando di mettere via i soldi per una macchina nuova. Mi sento malissimo. Per fortuna il ristorante ha ancora molte prenotazioni, perciò Harry gli sta dando un po’ di lavoro lì. La spa va ancora bene, quindi tra quei due dovremmo farcela a superare il momento. Ma saranno due mesi tirati.”

La tempistica poteva essere una benedizione o una maledizione. Una benedizione perché la cosa avrebbe dato a Emily il tempo da trascorrere con la neonata, ma una maledizione perché i neonati erano costosi e l’ultima cosa che voleva era preoccuparsi dei soldi!

“No, non lo saranno,” le disse Daniel con determinazione. “Aprirò la falegnameria prima dell’inizio dell’anno, se devo. Tu e la piccola Charlotte avrete tutto ciò che vi serve. Te lo prometto.”

Emily sorrise, e si massaggiò il pancione rotondo. Daniel era concentratissimo sul fornire loro la migliore vita possibile. La rendeva molto felice. Era così fortunata ad averlo nella propria vita. Sperava solo che non si facesse venire un esaurimento a lavorare troppo. Era sempre un gioco di equilibrismo con Daniel, e spesso crollava!

“Non dovremmo magari provare a convincere Amy a sposarsi alla locanda, come aveva progettato di fare con Fraser?” suggerì Emily.

Daniel scoppiò a ridere, come se non avesse mai pensato a qualcosa di così ridicolo. “Dubito seriamente che lo voglia, dopo l’ultima volta. Non le farebbe riaffiorare ricordi sgradevoli? E perché Harry dovrebbe voler sposarsi nel posto in cui lavora?” Scosse la testa, profondamente divertito. “Però è un peccato. Magari puoi convincere un’altra delle tue amiche ricche a sposarsi quest’anno. Che ne dici di Jane?”

“Assolutamente no!” rispose Emily. “Jane non è il tipo che si sposa.”

Ma quel consiglio la fece pensare. Mentre scivolavano in un silenzio sereno, Emily cercò di immaginare dei modi più creativi di commercializzare la locanda nel corso dell’inverno. Si erano concentrati così tanto sull’isola, sulla spa, sul ristorante e sul bar da aver trascurato di pubblicizzare come si deve la locanda e tutto ciò che aveva da offrire. I matrimoni invernali potevano essere un buon approccio, soprattutto con la sala da ballo per le cerimonie e tutte le camere della locanda libere per gli ospiti! Avrebbe dovuto organizzare una riunione con Bryony, la loro maga del web ed esperta di marketing.

Daniel lasciò allora la strada principale, immettendosi nella stradina più piccola in direzione della scuola di Chantelle. La visita con la dottoressa era durata più del previsto, e adesso non c’era tempo di andare a casa prima di andare a prendere la bambina.

“Hai altre novità su Raven Kingsley?” le chiese guidando. “Quand’è la prossima assemblea cittadina sulla locanda?”

“Ancora non lo so,” disse Emily. “Aspetto di sentire qualcosa. Emetteranno un bollettino una volta che il consiglio urbanistico si sarà riunito. Sono sicura che ci vorrà ancora un po’.”

“Non sei preoccupata?” chiese Daniel.

“Certamente. La competizione, soprattutto da parte di una persona come Raven, è sempre una prospettiva che fa paura. Finora per noi è stato facile. Il mercato era nostro.”

“Così è stato facile?” scherzò Daniel facendo riferimento agli anni e ai mesi di lavoro che avevano dedicato alla locanda per farne un successo.

“Lo sai cosa voglio dire,” disse Emily. “Non abbiamo mai dovuto preoccuparci sul serio della bancarotta, prima.”

“E adesso sì?” chiese Daniel, e l’espressione spiritosa che aveva prima era completamente scomparsa.

Emily si morse il labbro. “Forse un po’ sì,” gli disse. “Se le cose non si sistemano in fretta. Ma non ti preoccupare, mi verrà in mente qualcosa. Un ballo di Natale. Con Roman che canta. Per cento dollari al biglietto!”

Stava solo scherzando. Usare la celebrità di Roman per il suo tornaconto personale non era cosa che avrebbe mai fatto. Ma un ballo di Natale per la città poteva essere un’idea carina.

Daniel pareva ancora in apprensione.

“Tesoro,” gli disse con decisione Emily. “Me ne occupo io. Non ti preoccupare. Niente, nemmeno la nuova locanda di Raven Kingsley, ci fermerà. Te lo prometto. Siamo troppo determinati per fallire adesso.”

Parlava con sicurezza, ma nei recessi della mente trovava posto anche il dubbio. E se quello fosse stato l’inverno che non sarebbero riusciti a superare? E se la sua vita perfetta fosse stata sul punto di andare in pezzi davanti ai suoi stessi occhi?



*



Daniel accostГІ nel parcheggio della scuola. La giornata era giГ  finita, e i bambini stavano giocando nel grande cortile, supervisionati dalle insegnanti. Emily vide Chantelle giocare con Bailey e Laverne. Era davvero un sollievo che le ragazzine fossero tornate amiche.

Scese dal furgoncino e salutò con la mano l’insegnante di Chantelle, che stava sui gradini fuori dalla scuola. Salutò anche Tilly, la receptionist della scuola con cui Emily aveva legato di recente. Tilly stava facendo la pausa caffè del pomeriggio fuori sulla scalinata con il resto dei colleghi. Salutò con calore Emily.

Chantelle doveva essersi accorta dei genitori, perchГ© corse loro incontro.

“Indovinate!” esclamò. “Per il concerto di quest’anno facciamo Canto di Natale alla dottor Seuss!

“Che cos’è?” chiese Emily.

“È il Canto di Natale di Charles Dickens ma tutto in rima, come nei libri del dottor Seuss,” le disse Chantelle. “E io faccio lo Spirito del Natale passato!”

Emily ne sapeva abbastanza da capire che si trattava di uno dei ruoli centrali della recita. Dopo Ebenezer Scrooge, lo spirito avrebbe sicuramente avuto piГ№ battute.

“Bravissima, tesoro!” disse abbracciandola forte.

Quando l’ebbe lasciata, Daniel la sollevò in aria.

“Che bella parte!” esclamò. “Sono davvero orgoglioso di te!”

La rimise a terra, e Chantelle prese qualcosa dalla borsa a tracolla.

“Queste sono le mie battute,” disse sollevando uno spesso libro con in copertina un’illustrazione nello stile riconoscibile del dottor Seuss. “La recita sarà venerdì 18 dicembre.”

Emily guardГІ Daniel, le sopracciglia alzate. La piccola Charlotte per allora sarebbe giГ  nata! Improvvisamente le parve tutto incredibilmente reale. E tanto, tanto entusiasmante.

“Non hai moltissimo tempo per imparare tutte le battute,” disse Daniel a Chantelle. “Tre settimane?”

“Lo so,” gli disse, facendosi improvvisamente molto seria. “Ma posso farcela.”

“Certo che puoi,” le disse Emily.

Montarono tutti sul furgoncino e Daniel avviГІ il motore. Il mezzo si mise in moto con un borbottio.

“Quando sarò arrivata a casa posso cominciare a decorare la locanda per Natale?” chiese Chantelle dal sedile posteriore.

Emily rise e si guardò oltre la spalla. “Abbiamo appena festeggiato il Ringraziamento.”

“Lo so,” rispose Chantelle. “Ma il Natale mi piace tantissimo. Non vedo l’ora di sostituire le bandierine di foglie autunnali con quelle di fiocchi di neve.”

Daniel si mise a ridere. GuardГІ Chantelle nello specchietto retrovisore.

“Puoi decorare la locanda come vuoi,” disse.

Emily sorrise tra sé. Adorava la creatività di Chantelle, e adorava il modo in cui la sua casa veniva trasformata per ogni festività, per ogni stagione, dalla mano della bambina. Non avrebbe scambiato questa cosa con nulla al mondo – non per i ragni di plastica che continuava a trovare dietro ai mobili dal giorno di Halloween né per le minuscole bandierine americane tra le assi del pavimento dal quattro di luglio. La sua vita era perfetta. E, incrociando le dita, così sarebbe rimasta.



*



Pochi minuti dopo tornarono a casa, e Daniel parcheggiГІ fuori dalla locanda. Il vasto vialetto adesso era completamente vuoto. In assenza delle automobili degli ospiti a riempire i posteggi esterni, il vialetto pareva improvvisamente enorme.

Salirono i gradini del portico e oltrepassarono il grande portone della locanda. Entrando Emily scoprì, con sua sorpresa, che le decorazioni autunnali erano già sparite. Era mancata da casa per appena un paio d’ore, ma qualcuno aveva trasformato di nuovo la locanda in una tela bianca. Chi poteva essere stato?

Pensò che Lois e Marnie avessero usato un po’ del tempo extra dovuto ai turni lenti per riordinare, o magari era stata Vanessa durante il turno delle pulizie. Ma poi udì delle voci venire dal soggiorno e istantaneamente capì chi aveva promosso le pulizie.

Andò in soggiorno, ed ecco la colpevole: Amy. Amy era così organizzata che non era strano che avesse messo via immediatamente le decorazioni del Ringraziamento.

Non era sola, però. Seduta sul divano accanto a lei, davanti al fuoco, con la testa di Mogsy a riposarle in grembo, a bere quella che sembrava cioccolata calda con marshmallow, c’era Patricia. Non solo fin dal primo assaggio del dolce smore si era abituata ai marshmallow, ma aveva anche imparato ad apprezzare l’affetto di un maleodorante cane che sta facendo la muta. E, cosa più importante, era rimasta per l’intero weekend del Ringraziamento. Era un miracolo, per quanto riguardava Emily, che lei e sua madre avessero trascorso tre intere giornate insieme senza uccidersi a vicenda. Le cose sembravano davvero cambiare per il meglio. Anzi, Emily aveva un po’ di nostalgia al pensiero che sua madre sarebbe partita quel giorno.

“Amy!” esclamò Chantelle quando vide l’amica di Emily seduta sul divano. “Possiamo addobbare la locanda per Natale. Hai preso la roba?”

Emily si accigliò e guardò Daniel, perplessa. Dall’espressione di lui capì che era incuriosito e divertito quanto lei.

“Certo che sì,” rispose Amy con un largo sorriso.

Afferrò un sacchetto dal pavimento, dove era rimasto nascosto dal divano. Emily riuscì a vedere un tessuto argento brillante, fiocchi di neve luccicanti e ghiaccioli di plastica fare capolino dalla sporta strapiena.

“Cos’è tutta quella roba?” esclamò. “Avete complottato! Tutte e due!”

Fece a Chantelle il solletico sulle costole e la bambina lanciГІ un gridolino. Poi si liberГІ dalle dita di Emily e corse da Amy. AfferrГІ il sacchetto e guardГІ dentro.

“Forte,” disse a Amy. “Possiamo cominciare subito?”

Amy guardГІ Emily come in cerca di approvazione.

“Non guardare me,” disse ridendo Emily, alzando le mani come chiedendo una tregua. “Voi due chiaramente avete fatto i vostri piani!”

Entrambe si affrettarono nel corridoio e si misero ad appendere sul soffitto luminarie natalizie e a spruzzare neve finta sulle lastre di vetro delle finestre. Emily le osservò dalla soglia, posandosi lì con le spalle. Provava una grande gioia natalizia.

“La schiena mi sta uccidendo,” disse allora Daniel, apparendo alle sue spalle. “Vado a fare un lungo bagno.”

“Buona idea,” disse lei. “Riposati.”

Daniel lavorava tantissimo al momento per provvedere alla famiglia. Non voleva che si facesse male come era successo di recente al suo capo, Jack. Sarebbe stato un disastro. Doveva prendersi cura di sГ©.

Lui le diede un bacio sulla guancia, poi salì di sopra, superando Amy e Chantelle.

“Vieni, mamma!” esclamò Chantelle. “Devi aiutare anche tu!”

Emily cominciava a sentirsi molto stanca giunta alla fine della gravidanza. Ma non voleva deludere Chantelle. GuardГІ Patricia, che sfogliava una rivista di design sorseggiando la bevanda al cioccolato.

“Mamma? Vuoi darci una mano anche tu?”

Patricia sembrò sorpresa. “Oh. Be’. Immagino di sì.”

Emily fece un sorrisetto, molto contenta che la madre si unisse a loro. TornГІ a voltarsi verso Chantelle.

“Arriviamo!”

Poi lei e Patricia andarono in corridoio e si misero a curiosare nella borsa di addobbi di Amy. Emily prese una decorazione brillante e si mise ad avvolgerla attorno al corrimano della scala, mentre Patricia selezionГІ del materiale luccicante e lo appese artisticamente attorno alle cornici dei quadri. Era un momento davvero meraviglioso per Emily, davvero pieno di pace e felicitГ .

“Quand’è che ti sposi, Amy?” chiese Chantelle fissando dei fiocchi di neve ai muri con dell’adesivo colorato.

“Non ho ancora deciso la data,” le disse Amy sorridendo tra sé. “Non riesco a decidere in quale stagione voglio sposarmi. E nemmeno in quale paese.”

Chantelle sgranò gli occhi, come se il pensiero di un matrimonio oltreoceano non le fosse mai passato per la testa. “Potreste sposarvi in Lapponia! Renne e neve bianca!”

Amy rise. “Pensavo più alle Bahamas. Tartarughe… e spiagge bianche.”

“Sembra bello anche così,” concesse Chantelle.

“Se hai bisogno di una mano per i preparativi,” disse Emily, “sarei molto felice di aiutare. Sei stata fantastica col mio matrimonio, mi piacerebbe restituirti il favore.”

Amy sembrava commossa. “Davvero, Em? Sarebbe il meglio immaginabile. Però, onestamente, tu hai un sacco di cose da organizzare prima ancora che io sia pronta a sposarmi. Devi partorire, per cominciare! E una luna di miele preparto? Il tempo a tua disposizione sta scadendo.”

Emily rise e scosse la testa. “No, anche te! Una luna di miele? La dottoressa ci ha chiesto se ne avremmo fatta una. È una nuova moda?”

“Che cos’è una luna di miele preparto?” intervenne Chantelle.

Amy sembrava sconvolta. “Non riesco a credere che nessuna delle due non ne abbia mai sentito parlare. Una luna di miele preparto è l’ultima occasione per la madre e il padre di fare una vacanza prima che le necessità del neonato prendano tutto il loro tempo.”

“Non ho mai sentito parlare di qualcosa di così indulgente,” disse Patricia sbuffando.

Ignorando sua madre, Emily notò che Chantelle sembrava un po’ preoccupata alla prospettiva che lei e Daniel se ne andassero per un weekend. La turbava sempre che se ne andassero, perché i primi terribili anni della sua infanzia le avevano insegnato che quando le persone se ne andavano non sempre tornavano a casa. Era un lavoraccio disfare il senso di rovina che l’opera di madre di Sheila le aveva instillato.

“Non ti preoccupare, tesoro,” le disse Emily. “Se non posso più volare non ha molto senso.”

“Emily!” esclamò Amy, incredula. “Il senso è che tu e Daniel approfittiate dell’ultima possibilità che avete di fare un viaggio romantico insieme. Le vostre vite stanno per cambiare per sempre. Non volete un gran finale? Non dovete per forza andare lontano. Potreste andare in macchina fino a Québec City. È bellissima in questo periodo dell’anno.”

Per la prima volta Emily cominciò a chiedersi se una luna di miele sarebbe stata divertente. Solo lei e Daniel, lasciandosi alle spalle tutto lo stress della gestione delle rispettive attività e tutta l’ansia del parto.

“Non pensi che sarebbe una cosa un po’ dell’ultimo momento?” disse Emily. “Dovrei partorire fra tre settimane.”

“E solo, tipo, il venti per cento dei bambini nasce nel giorno giusto,” rispose Amy.

“Tu sei nata in ritardo, comunque, Emily,” le disse Patricia. “Anche Charlotte. E anch’io. Se somigli a me, nascerà in ritardo. Io sono arrivata a quarantadue settimane e sette giorni con tutte e due.”

“Neanche per sogno!” esclamò Emily. Non le era mai stata detta una cosa del genere. “Sembra decisamente fastidioso.”

“Certo che no,” replicò Patricia. “Il tuo corpo lo sa che cosa vuole. Devi fidarti di lui.”

“Non lo sapevo neanche che ci potesse volere così tanto,” disse Amy.

Patricia annuì. “All’epoca il parto indotto veniva evitato, se si poteva, e ci si fidava che la natura avrebbe fatto il suo corso. È più comune di quanto pensi la gente. Alcuni bambini hanno bisogno di un’infornata più lunga.”

Amy e Chantelle risero, ma Emily era quasi nauseata al pensiero. La gravidanza era difficile! Non voleva che durasse neanche un minuto piГ№ del necessario! PerГІ forse sua madre aveva ragione. Le vecchie generazioni erano meno viziate e schizzinose. Non avevano lune di miele prenatale o roba del genere. A volte il sistema pratico e privo di esigenze di fare le cose era il migliore.

Terminarono di decorare i corridoi e poi andarono in sala da pranzo, dove sistemarono dei fiocchi di neve brillanti su tutte le tavole e sostituirono i centrotavola a tema autunnale con quelli invernali. Era tutto bellissimo, ed Emily si entusiasmГІ ancor di piГ№ per il Natale.

Ma l’entusiasmo non bastava a farla smettere di sbadigliare. Decorare era stato piuttosto faticoso e ultimamente non aveva più energie.

“Devo fermarmi un po’,” confessò. “Se anche solo tentassi di raggiungere la sala da ballo potrei prendere sonno!”

Allora si accorse che Amy e Chantelle si scambiavano occhiate maliziose l’una con l’altra.

“Che c’è?” chiese portandosi le mani sui fianchi.

“Niente,” disse Amy con un tono che suggeriva l’opposto.

“Possiamo farle vedere?” chiese Chantelle a Amy.

“Sta a te. Sei tu che volevi che fosse una sorpresa.”

“Farmi vedere cosa?” esclamò Emily.

Ma Chantelle e Amy parlavano tra loro. Si fece ancora piГ№ impaziente.

“Ragazze, voglio sapere qual è la sorpresa!” esclamò.

“Okay,” disse Chantelle. “Vieni con me.”

Le prese la mano e la condusse per il basso corridoio che si apriva sulla sala da ballo. Ma invece di proseguire dritto svoltò a destra, lungo l’ancor più piccolo passaggio che conduceva a zigzag fino agli annessi esterni e al garage. Si fermarono davanti a una delle porte.

Emily si accigliГІ, curiosa.

“Non eravamo sicure di riuscirci,” le disse Chantelle. “Perché non volevamo usare una delle stanze della locanda. Poi Amy ha proposto uno degli annessi. Perciò…” Fece una pausa per ottenere un effetto drammatico, poi spalancò la porta.

Emily sbatté le palpebre, poi trasalì. La stanzina era stata completamente trasformata. Invece delle pareti con mattoni a vista, i muri erano stati intonacati e dipinti di giallo. Invece del pavimento in cemento era stato posto del vinile, e sopra c’era un soffice tappeto. La stanza era piena di luci – da notte, natalizie e da discoteca che proiettavano stelle sui muri.

“Che cos’è?” chiese Emily sconvolta.

“È la stanza dei giochi!” esclamò Chantelle.

Allora parlò Amy. “Pensavamo che sarebbe stato bello che le bambine avessero un posto dove giocare fuori dalla locanda. Un luogo in cui potessero fare tutto il rumore che vogliono senza disturbare nessuno degli ospiti. E un luogo dove tenere i giocattoli, in modo che non finiscano dappertutto.”

Emily era molto commossa. La stanza era adorabile. Adesso doveva solo essere riempita di giocattoli!

“La adoro, grazie mille,” disse abbracciando a turno Amy e Chantelle.

Tornarono nel soggiorno in modo che Emily potesse riposare prima di ricominciare con il resto degli addobbi. Poi, una volta ristorata, ripresero il mastodontico compito di decorare la sala da ballo.

“Lo sapete che cos’è che manca?” disse Emily una volta appesa l’ultima luminaria natalizia.

“Che cosa?” chiese Chantelle.

“Un albero di Natale!” esclamò Emily.

Gli occhi di Chantelle si fecero tondi ed entusiasti. “Certo. Ma ce ne serve più di uno, no? Ce ne serve uno per la sala da ballo e uno per l’atrio. E uno da Trevor. E per la spa. E per il ristorante.”

“Pare che vi serva un’intera foresta,” scherzò Amy.

“E se ci andassimo tutti domani?” propose Emily. “Yvonne mi stava parlando di un bellissimo vivaio di alberi di Natale appena fuori città. Non è lo stesso in cui siamo andati l’anno scorso; questo dev’essere davvero enorme. Potremmo passarci una giornata, no?”

“Può venire anche nonna Patty?” chiese Chantelle.

Emily scosse la testa. “Parte oggi,” disse.

L’espressione di Chantelle si fece abbattuta. Emily odiava vederla triste.

“Perché non glielo chiedi tu?” suggerì.

Patricia di recente l’aveva sorpresa. Magari sarebbe rimasta se le avessero detto di volerla con loro.

Chantelle si precipitГІ fuori dalla sala da ballo giГ№ per il corridoio fino a raggiungere Patricia, che si stava rilassando in soggiorno.

“Nonna Patty!” esclamò Chantelle, la voce abbastanza forte da arrivare fino a Emily, che camminando a papera cercava di raggiungerla. “Puoi venire con noi a prendere l’albero di Natale domani?”

Emily entrГІ nella stanza proprio mentre Patricia scuoteva la testa.

“Ho prenotato un volo per casa,” disse Patricia. “Parte stasera.”

“Per piacere,” disse Chantelle. Montò sul divano accanto a Patricia e le avvolse le braccia attorno al collo. “Voglio davvero, davvero che tu rimanga.”

Patricia sembrava sconvolta dalla manifestazione di affetto. Diede una pacca sul braccio a Chantelle e alzГІ lo sguardo su Emily, che stava sulla soglia. Emily sorrise, toccata dalla scena dolce, da quanto amore Chantelle aveva da dare, anche a chi si era comportato in modi che avrebbero dovuto precluderlo. La capacitГ  che aveva di perdonare e dimostrare gentilezza la ispirava sempre.

“Be’, non voglio stare tra i piedi,” disse Patricia parlando a Chantelle ma rivolgendo le sue parole a Emily.

“Non stai tra i piedi,” disse Emily. “Ci ha fatto molto piacere averti qui. E la locanda al momento non è certo piena. È il momento perfetto per rimanere. Se vuoi.”

“Per piacere!” la implorò Chantelle.

Alla fine Patricia sorrise. “Okay. Resterò e vi aiuterò a scegliere l’albero.”

Emily capì che Patricia era commossa di essere stata invitata a restare, di essere la benvenuta dopo il suo comportamento cattivo e le terribili litigate che avevano fatto. Emily provò una soverchiante sensazione di gratitudine capendo che la vita poteva sempre volgere al meglio. Sembrava che non fosse mai troppo tardi per provare la gioia natalizia per la prima volta!




CAPITOLO DUE


Chantelle era felicissima quando Emily e Daniel vennero a prenderla a scuola il giorno dopo, con Patricia seduta pazientemente sul sedile posteriore. Sembrava molto fuori posto nel furgoncino col suo due pezzi e la giacca, ma Chantelle non parve notarlo. Balzò sul sedile, raggiante, le guance rosse per via dell’aria fredda.

“L’albero di Natale!” dichiarò.

Daniel guidava. Il tempo non era ancora cambiato del tutto, anche se faceva molto più fresco di prima. Non c’era neanche ghiaccio, il che era normale in quel periodo dell’anno. Emily era grata che il tempo avesse retto finora. Voleva dire che Evan, Clyde e Stu erano stati in grado di lavorare all’isola spediti.

Il vivaio di alberi di Natale era piuttosto fuori da Sunset Harbor. Potevano, certo, andare semplicemente al deposito di Ellsworth, ma quella sarebbe stata difficilmente un’esperienza magica per Chantelle! Perciò andarono ancora più in là, a quello di Taunton Bay.

Mentre percorrevano la stradina accidentata e piena di buche che conduceva al vivaio, Emily vide che era valsa la pena di fare quel viaggio extra. Il vivaio era enorme, e grazie al versante spiovente che correva giГ№ dalla strada fino al lago avevano un panorama fantastico degli alberi.

“È come un’intera foresta di Natale,” disse Chantelle, meravigliata.

Daniel posteggiò nel parcheggio arrangiato, che in realtà era solo un appezzamento di terra raso coperto di fieno perché non si formasse il fango. C’era una piccola casa in pannelli di legno da un lato, con un cartello fatto a mano che proclamava: alberi di Natale!

Emily guardò Patricia sul sedile posteriore, accanto a Chantelle. Aveva addosso la sua solita espressione altezzosa, e scrutava fuori dal finestrino con un’espressione spaventata in vista del terreno sul quale stava per mettere piede. Ma teneva a freno la lingua, ed Emily sorrise tra sé. Quella, di per se stessa, era una piccola vittoria.

Smontarono tutti dal pick-up, proprio nello stesso momento in cui si aprì la porta della casa. Ne uscì un uomo, che li salutò con la mano. Sembrava molto allegro, con una pancia rotonda. Emily si chiese se non avesse mai preso in considerazione l’idea di fare Babbo Natale; sicuramente ne aveva l’aria.

“Salve, gente!” disse sorridendo apertamente. “Io sono Terry. Siete venuti per prendervi un albero?”

“Certo che sì,” disse Daniel.

Chantelle corse dall’uomo. “A dire il vero ce ne servono cinque. Abbiamo una locanda, sai, e un ristorante e una spa, e a tutti serve un albero. Così come alla sala da ballo.”

“E se cominciassimo con uno solo?” propose Emily pensando al fatto che non c’erano ospiti alla locanda in quel momento che avrebbero potuto godersi gli alberi. “Poi, se ce ne serviranno altri, potremmo tornare qui a fare un altro giro.”

La cosa parve piacere a Chantelle, che annuì.

Terry mostrò loro gli strumenti di cui avrebbero avuto bisogno, poi lo salutarono e si inoltrarono nella foresta di alberi. Emily pensò al vivaio che avevano visitato l’anno precedente, che era molto pieno, gestito più come un parco divertimenti, con giri in trattore e cioccolata calda in vendita. Le piaceva di più questa esperienza essenziale, soprattutto dato che nel momento in cui entrarono nella foresta tutto si fece molto tranquillo.

“È come se fossimo le uniche persone al mondo,” disse, le mani a cullare protettivamente il pancione.

Si guardò indietro per vedere come se la stesse cavando Patricia. Nonostante camminasse sulle punte e avesse un’espressione leggermente sparuta, non si lamentava per nulla. Emily si chiese se magari non si stesse divertendo, pur essendo troppo orgogliosa per ammetterlo.

“Nonna Patty,” disse Chantelle correndo da lei e afferrandole la mano. “Penso che ce ne siano di davvero, davvero verde scuro qua. Vieni!”

Emily sorrise tra sé guardando la figlia trascinare sua madre. Non riuscì a riportare alla memoria un momento in cui Patricia fosse stata così accondiscendente, così disposta a unirsi a un’attività. Chantelle chiaramente la stava contagiando.

Daniel le mise un braccio attorno alle spalle, avvicinando i loro corpi.

“È meraviglioso, vero?” le disse. “Adoro come si fa prendere dall’entusiasmo per queste cose. Non vedo l’ora di vedere quanto le piacerà l’Hanukkah.”

“Che giorno comincia quest’anno?” gli chiese Emily.

“Il sedici.”

“Quindi dopo l’arrivo di Charlotte?” chiese, con un largo sorriso, pensando al fatto che avrebbe avuto in casa una neonata durante quel meraviglioso momento dell’anno, quando tutti celebravano qualcosa.

“Magari persino il primo giorno,” disse, sorridendo. “Non sarebbe adorabile?”

Emily annuì. Sarebbe sicuramente stato delizioso per Daniel che sua figlia nascesse in un giorno così significativo.

Proprio allora udirono Chantelle chiamarli tra gli alberi.

“Mamma! Papà! L’abbiamo trovato!”

Si sorrisero l’uno con l’altra, poi arrancarono verso la voce. Chantelle si trovava accanto a un meraviglioso albero dagli aghi più scuri che Emily avesse mai visto. Era anche meravigliosamente simmetrico, il tipo di albero perfetto che sarebbe stato usato per le riviste. E, ovviamente, era enorme.

“L’ha scelto nonna Patty,” disse Chantelle guardando fieramente Patricia.

“Adesso?” chiese Emily, contenta di vedere che le due stavano legando.

Persino Patricia sembrava tranquillamente contenta.

“In questo caso,” disse Daniel, “Il primo colpo lo deve dare la nonna Patty.”

“Oh, Signore, no,” disse Patricia scuotendo le mani quando Daniel le offrì la sega.

“Sì!” esclamò Chantelle saltando su e giù, battendo le mani. “Ti prego, nonna Patty! È davvero divertente. Ti prometto che ti piacerà.”

Patricia esitò, poi alla fine cedette. “Oh, allora va bene. Se insistete.”

Prese la sega e fissò l’albero come fosse un nemico. Daniel si curvò in avanti e le scostò gli ampi rami da davanti, esponendo il tronco che lei avrebbe dovuto tagliare. Patricia si accovacciò, in un chiaro tentativo di evitare di toccare il terreno fangoso col ginocchio. Emily non poté evitare di ridere tra sé e sé. Sua madre sembrava una rana!

Patricia si avvicinò e segò il tronco dell’albero. Lanciò un gridolino, esultò, e si voltò a guardare la famiglia che la osservava.

“Hai ragione,” disse a Chantelle. “È davvero divertente!”

Emily rise sonoramente. Appena pochi giorni nel Maine con la sua famiglia e Patricia aveva mangiato una smores e tagliato un albero!

A quel punto arrivò Terry con il trattore e vi caricò su l’albero.

“Tutti a bordo,” disse.

Montarono tutti su con l’albero, ma Patricia non si mosse. Sembrava sconvolta.

“Volete che salga su quel coso?”

Chantelle saltò su e giù sulla panca di legno. “È divertente! Devi fidarti di me!”

“Ho scelta?” chiese Patricia.

Chantelle scosse la testa, ancora sorridendo esageratamente.

Patricia sospirò e salì sul rimorchio del trattore.

Quando si furono tutti sistemati, Terry li riportò alla loro macchina e aiutò Daniel ad assicurare l’albero, davvero grosso, sul tettuccio del furgoncino. Poi lo pagarono e lasciarono il vivaio, tutti euforici.

“Non vedo l’ora di addobbarlo,” disse Chantelle. “Ci aiuti, nonna Patty?”

Patricia annuì. “Sì, ma dopo dovrò partire. Okay?”

Chantelle mise il broncio, un pochino triste. “Se proprio devi. Però mi è piaciuto averti qui. Tornerai per Natale?”

Emily osservò la madre sullo specchietto retrovisore. Non riusciva proprio a ricordare l’ultima volta che avevano trascorso il Natale insieme. Persino quando viveva a New York con Ben tendevano a trascorrere il Natale con la famiglia di lui invece che con Patricia. Lei non era che si facesse mai troppo prendere dallo spirito natalizio, e, per quanto riguardava Emily, sembrava un’idea sciocca lanciarsi in quella sofferenza. Si chiese se il lato più dolce di Patricia che aveva visto negli ultimi giorni potesse giungere fino a quel punto.

“Forse,” disse evasiva. “Penso che tua madre e tuo padre potrebbero avere parecchio da fare a quel punto. La bambina sarà nata per quel momento, no?”

“Ancora meglio!” insistette Chantelle. “Deve conoscere la sua nonna Patty.”

Ovviamente capendo di essersi scontrata con il lato cocciuto di Patricia, Chantelle offrì un altro suggerimento. “O, se non per Natale, magari per Capodanno? Facciamo una festa alla locanda. Puoi venirci, no?”

Patricia rimase evasiva nelle sue risposte. “Dovremo vedere,” fu tutto ciò che disse.

Chantelle allora guardò Emily. “Pensi che nonno Roy voglia venire per Natale?” chiese.

Emily si irrigidì. Era ancor meno probabile che suo padre riuscisse a venire, con la sua malattia in peggioramento.

“Possiamo chiedere,” le disse Emily, e la conversazione si spense nel silenzio.

Raggiunsero la locanda e Daniel parcheggiò. Stu, Clyde ed Evan erano a casa, perciò uscirono per aiutarli a portare dentro l’albero. Poi, tutti insieme, i quattro lo misero in piedi nell’atrio d’ingresso.

“È un albero bello grosso,” disse Clyde fischiando. Si asciugò con la mano il sudore che aveva sulla fronte e abbassò lo sguardo su Chantelle. “Come farai a mettere l’angelo sulla cima? Neanche sulle mie spalle penso che ce la farai.”

Per sottolineare il punto, sollevГІ una ridacchiante Chantelle con le sue forti braccia e se la mise sulle spalle. Le fece fare un giro intorno. Emily notГІ Patricia trasalire. Probabilmente era preoccupata del duro pavimento di legno che avevano sotto ai piedi, un istinto materno che persino Patricia possedeva!

“Vado a prendere la scala,” disse Stu puntando in direzione del garage.

Diedero una mano anche Evan e Clyde, prendendo dal garage tutti gli scatoloni con gli addobbi. Poi i tre uomini andarono in città a vedere la partita e bersi un drink dopo la lunga giornata di lavoro all’isola, lasciando solo la famiglia a decorare.

“Dobbiamo mettere su della musica natalizia,” disse Emily andando alla scrivania della reception dove era stato allestito l’impianto audio. Trovò un vecchio CD di cantanti crooner e lo fece partire. La voce di Frank Sinatra riempì la sala.

“E,” aggiunse Daniel. “Dobbiamo preparare della cioccolata calda!”

Chantelle annuì con entusiasmo, e si precipitarono tutti in cucina. Daniel mise il latte sul fuoco, mentre Chantelle frugava in dispensa in cerca di marshmallow avanzati. Tornò non solo con i marshmallow, ma anche con confettini color arcobaleno e panna montata.

“Eccellente,” disse Daniel versando a tutti una tazza di cioccolata calda, per poi terminarla con la panna, i marshmallow e i confetti.

Emily non aveva mai visto Patricia consumare nulla del genere nella sua vita! La torta smores era stata una vista sufficiente, ma questa era decisamente un’altra cosa. Era come se Patricia fosse stata trasformata dallo spirito del Natale, alla fine, dopo una sessantina d’anni di resistenza!

Tornarono nell’atrio, dove il gigantesco albero di Natale aspettava di essere addobbato, e si misero al lavoro. Ovviamente Chantelle prese il comando.

“Qui ci servono delle luci, papà,” disse a Daniel indicando un punto nudo. “Nonna Patty, quella renna deve stare su questo ramo.”

Emily si sporse verso la madre e le disse, “Chantelle ha una visione molto precisa.”

Patricia rise. “Sì, lo vedo. Ha occhio per i dettagli. Un giorno sarà una grandiosa design di interni.”

Emily se la immaginava bene. Oppure la vedeva come organizzatrice di eventi vari. Si toccò il pancione, chiedendosi che personalità avrebbe avuto Charlotte, se sarebbe stata simile alla sorella – una leader, un’artista, organizzata e socievole – o se sarebbe stata diversa. Forse avrebbe preso da Emily, e sarebbe stata meno incline a stare sotto ai riflettori, più contenta di leggere un libro e portare fuori i cani per tranquille passeggiate in campagna. O forse sarebbe stata come suo padre, pratica e lavoratrice, incline a momenti riflessivi. Oppure, come tendeva a pensare Emily, avrebbe preso dalla zia di cui portava il nome: dolce, fantasiosa, curiosa, calma. Non vedeva l’ora di scoprirlo.

“Nonna Patty,” disse allora Chantelle demolendo il sogno a occhi aperti di Emily. “Com’era la mamma quando aveva la mia età?”

Patricia era occupata a tendere una larga decorazione brillante tra i rami, intrecciandola tra di essi perchГ© non cadesse.

“A otto anni? Be’, fammi pensare. All’epoca aveva i capelli molto ricci, molto più di quanto lo siano adesso. Indossava quei bellissimi vestitini a motivo scozzese. Ti ricordi, tesoro?”

Emily tornò con la mente al passato. L’abito scozzese e i fastidiosi collant coordinati con cui sua madre la vestiva sempre erano stati fonte di numerose litigate. Emily odiava il fatto di non poter correre o arrampicarsi sugli alberi perché Patricia non voleva che si sporcasse gli abiti.

“Mi ricordo,” rispose.

Patricia proseguì. “Suo padre allora le insegnava anche a suonare il piano. Era piuttosto brava, ma ha perso interesse.”

Emily adesso avrebbe voluto non averlo fatto. Avrebbe voluto aver continuato a sedersi accanto al padre su quel malconcio sgabello, a imparare canzoni di musical e vecchi classici. Erano stati momenti preziosi, e non ne aveva tratto il massimo. Non lo sapeva all’epoca che ne avrebbe avuto bisogno.

“Nonno Roy?” chiese Chantelle.

“Sì,” disse Patricia. Sorrise. “Era molto dotato per il pianoforte. E lo adorava. È per quello che in questa casa doveva averne uno, anche se venivamo qui solo qualche settimana l’anno. Ma lui accendeva il fuoco e suonava per noi, ed Emily si avvolgeva in una coperta e si addormentava.” Lasciò andare un sospiro malinconico. “C’erano sempre momenti meravigliosi nel mezzo, vero, tesoro?”

Emily sapeva che cosa intendeva dire. Tra il dolore della perdita di Charlotte. Che dopo la sua morte, mentre tra i suoi genitori il silenzio cresceva come un’invisibile parete di vetro, c’erano alcuni momenti di normalità, di gioia persino, quando la quiete veniva riempita dalla bellezza e veniva data alle loro menti una tregua dalla sofferenza.

“Voglio bene a nonno Roy,” disse Chantelle a Patricia. “Era un bravo marito?”

Patricia si voltГІ verso Chantelle. E, con shock e sorpresa di Emily, allungГІ una mano e le accarezzГІ la testa.

“Sì. Non sempre. Ma nessuno è perfetto.”

“Lo amavi?”

“Con tutto il cuore.”

“E adesso?” chiese Chantelle.

“Basta,” la interruppe Emily. “Questa è una domanda personale.”

“Non fa niente,” disse Patricia. Poi guardò Chantelle con onestà, e parlò con voce imperterrita. “Abbiamo vissuto molti anni come marito e moglie, molti anni buoni. Ma non eravamo felici, e nella vita la cosa più importante è essere felici. È stato davvero difficile dirgli addio, ma alla fine è stato per il meglio. E sì, lo amo ancora. Quando ami qualcuno non puoi smettere più.”

Emily allora distolse lo sguardo per asciugarsi la lacrima che le era affiorata all’angolo dell’occhio. Per tutta la sua vita, Patricia aveva solo parlato male di suo padre. Nemmeno una volta l’aveva udita ammettere di amare ancora Roy.

Cadde il silenzio, e la famiglia mise in tranquillità le ultime decorazioni sull’albero. L’aria malinconica che incombeva su di loro si dissolse solo quando Daniel prese dallo scatolone la statua dell’angelo.

“È ora,” disse porgendola a Chantelle.

Con un sorriso elettrizzato in volto, Chantelle salì sulla scala a pioli, allungò il braccio fin dove poteva, e mise l’angelo sulla cima dell’albero.

“Ta-dan!” esclamò.

Daniel la aiutò a scendere la scala e tutti fecero un passo indietro per ammirare l’opera. Emily si sentì vinta dall’emozione quando si accorse che era il primo albero che addobbava insieme a sua madre da quasi vent’anni. Patricia si era ritirata dal rituale poco dopo la morte di Charlotte. Però adesso, con attorno una nuova famiglia, e una nuova bambina che cresceva dentro a Emily, era tornata. Il tempismo era toccante per Emily, come se lo spirito di Charlotte ci avesse messo lo zampino.

“Penso che sia l’albero più bello che abbia mai visto,” disse guardando con gratitudine ciascuno dei membri della sua famiglia.



*



Completato l’albero e bevuta la cioccolata calda, era ora che Patricia li salutasse.

“Vorrei che non te ne dovessi andare,” disse Chantelle stringendo le mani attorno alla vita di Patricia.

Emily osservò la madre restituire l’abbraccio alla bambina, significativamente meno a disagio di come di solito era davanti ad aperte manifestazioni di affetto.

“Possiamo sentirci al telefono, se vuoi,” disse Patricia alla bambina.

“Puoi chiamarci con Face Time?” esclamò Chantelle aprendosi in un largo sorriso.

“Che cosa devo fare adesso?” chiese Patricia con aria sconvolta.

“Videochiamate, mamma,” spiegò Emily. “Chantelle le adora.”

“Ci videochiamiamo sempre con nonno Roy,” le disse Chantelle. “Possiamo? Possiamo? Possiamo?”

Patricia annuì. “Certo. Se è questo che vuoi.”

Sembrava sinceramente toccata, pensГІ Emily, che Chantelle volesse rimanere in contatto con lei.

“E,” aggiunse Emily, “Per piacere, pensaci su, per Natale. Ci farebbe molto piacere averti qui.”

“Non voglio dare fastidio,” disse Patricia.

A quel punto intervenne Daniel. “Non daresti fastidio,” disse. “Non abbiamo prenotazioni, al momento. Se vuoi un po’ di spazio per te possiamo anche sistemarti nella rimessa.”

“Be’,” disse Patricia come se stesse cercando di nascondere un’espressione commossa. “Prenderò sicuramente in considerazione la cosa.”

Allora arrivò il taxi, che si immise nel lungo vialetto, le gomme che scricchiolavano sul ghiaino. Daniel raccolse la valigia di Patricia e scese i gradini del portico. Il resto della famiglia lo seguì. Persino Mogsy e Rain uscirono a salutarla, scodinzolando all’unisono mentre sbirciavano attraverso i pali.

Daniel mise la valigia nel bagagliaio, poi abbracciГІ Patricia. Chantelle le si avvinghiГІ.

“Ti voglio bene, nonna Patty,” esclamò. “Per piacere, torna presto.”

“Sì, tesoro,” disse Patricia accarezzandole la testa. “Tra pochissimo.”

Poi fu il turno di Emily. Abbracciò la madre, sentendosi piena di gratitudine e riconoscenza. Potevano anche esserci voluti anni per arrivare a quel punto – e l’orribile shock della malattia di Roy, che molto faceva pensare – ma sembrava che le cose tra di loro stessero finalmente volgendo al meglio.

“Per favore, fatti sentire,” disse Emily alla madre.

“Sì,” rispose Patricia. “Te lo prometto.”

Si lasciarono e Patricia montò nel taxi. Emily raggiunse la sua famiglia, sentendo il braccio di Daniel attorno alle spalle e le mani di Chantelle stringersi attorno a lei. Si accarezzò il pancione con una mano, e salutò la madre con l’altra. Rimasero lì finché il taxi non fu sparito dalla vista.

Quando si voltarono per tornare dentro alla locanda, Emily udì il telefono suonare. Andò alla reception e rispose. All’altro capo c’era la voce di Amy.

“Em, ho appena visto il bollettino affisso fuori dal municipio,” disse.

Emily stava ancora cercando di abituarsi al fatto che Amy fosse una residente di Sunset Harbor, che prestasse attenzione ai progressi della loro cittadina.

“Quale bollettino?” chiese Emily.

“La locanda di Raven! L’assemblea è domani. Quella che hanno posticipato a dopo il Ringraziamento.”

“Domani?” esclamò Emily. “È un preavviso un po’ piccolo! E un rinvio decisamente modesto!”

“Lo so. Che cosa credi che voglia dire il fatto che sia così presto?”

“Posso solo presumere che il consiglio urbanistico sia giunto a una decisione rapida e unanime,” le disse Emily riportando alla mente il processo attraverso cui era passata lei per ottenere il proprio permesso.

“Un sì unanime o un no unanime?”

“Lo scopriremo presto.”

Amy sembrava incredibilmente stressata da tutta la faccenda, cosa che Emily trovò un po’ strana considerando che era lei quella che sarebbe stata più toccata dalle conseguenze della decisione.

“Dobbiamo andare all’assemblea,” disse bruscamente. “Riesci a trovare un po’ di tempo?”

“Forse. Non sono sicura del perché dovrei, però. Io ho già detto la mia.”

Riusciva a sentire l’impazienza nella voce di Amy. “Emily, ci devi andare. Devi bocciare la cosa! Se Raven apre una locanda a Sunset Harbor i tuoi affari ne risentiranno.”

“Dovresti avere più fiducia in me,” le disse Emily. “La competizione non mi dispiace.”

“Be’, dovrebbe dispiacerti, invece,” le disse Amy. “Soprattutto se viene da Raven Kingsley. Ti distruggerà.”

Emily pensò ai momenti che aveva trascorso con Raven. Non avevano legato, di per sé, ma erano rimaste in termini amichevoli. Raven l’aveva aiutata quando Daniel aveva avuto l’incidente in barca, ed era anche venuta alla cena del Ringraziamento data per la città da Emily. Percepiva la locanda di Raven come una competizione amichevole.

“Che cosa te lo fa dire?” disse Emily scuotendo la testa. “Raven è come qualsiasi altro imprenditore. Vuole lavorare sodo e aver successo. Lo so che in passato è stata un po’ un avvoltoio, ma vuole sistemarsi qui. Suo marito l’ha lasciata e vuole solo che i bambini rimangano nello stesso posto per un po’ di stabilità.”

“Penso che tu sia un’ingenua,” disse Amy. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio.”

“Amy, mia madre ha appena bevuto cioccolata calda con panna e marshmallow e ci ha aiutati a tagliare un albero di Natale. I lupi, come i draghi, possono sì perdere il vizio.”

Ma Amy non cedeva. “Raven ti farà lasciare l’attività e poi punterà alla prossima città. È quello che fa. L’ha già fatto; distrugge zone locali con i suoi grossi hotel appariscenti. Sono aziende pure, zero anima. L’ultima cosa di cui la città ha bisogno. E ne ha così tanti che terrà i prezzi delle camere schifosamente bassi, tanto per cominciare. Anche se per i primi cinque anni andasse in perdita lo farà lo stesso, solo per eliminare la competizione!”

Emily non riusciva ad accettare che la Raven di cui stava parlando Amy fosse la stessa con cui aveva fatto conoscenza lei. Ma sentire quel che Amy aveva da dire cominciГІ ad agitarla.

“Vieni all’assemblea,” disse Amy.

“Okay,” disse Emily.

Mettendo giù il ricevitore, si chiese se Amy avesse ragione. Magari Raven era davvero così spietata. Ma se Emily non avesse avuto la locanda, che cosa ne sarebbe stato di lei? O della sua famiglia? Improvvisamente le parve che il terreno le si facesse instabile sotto ai piedi. E se fosse venuto fuori che la vita da sogno che stava vivendo era dopotutto temporanea?




CAPITOLO TRE


Il giorno dopo, lasciata Chantelle a scuola, Daniel accompagnò Emily a casa di Harry e Amy prima di andare al lavoro. Quando Emily suonò il campanello, Amy rispose, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“Pronta?” chiese Emily.

Il sorriso di Amy non fece che allargarsi. “Ci puoi scommettere!”

Oggi Amy aveva una giornatona di shopping, con appuntamenti prenotati a potenziali sedi per il matrimonio e con molti agenti immobiliari per vedere delle case. E dato che Harry lavorava al ristorante tutto il giorno, Emily era passata a offrire supporto e parole sagge. Era, ovviamente, elettrizzata all’idea di aiutarla.

Montarono nella Chrysler bianca di Amy e partirono.

“Dov’è il primo appuntamento?” chiese Emily dal sedile del passeggero.

“Eastern Road,” disse Amy guardando oltre il volante se c’era traffico. Non vedendo auto, svoltò nella strada principale.

“Ooh,” disse Emily. “È una bella zona della città. Dall’altra parte del porto rispetto a casa mia, ma comunque vicina.”

“Soprattutto rispetto a New York,” scherzò Amy. “C’è una brochure nel portaoggetti. Da’ un’occhiata.”

Emily infilò una mano e, trovata la cartellina patinata, la aprì. Sfogliò i fogli di carta che c’erano dentro. Tra le informazioni legali e i dettagli della proprietà – tre camere, notò Emily con un sorriso avveduto – trovò una selezione di fotografie. La casa sembrava meravigliosa. Se Harry e Amy stavano davvero progettando di metter su presto famiglia, quello sarebbe stato il posto adatto dove farlo! Sorrise tra sé, ma poi vide il prezzo tanto alto da far piangere e quasi soffocò.

“Quella ha uno studio esterno,” la informò Amy continuando a guidare. “Al momento lo usano come studio d’arte, ma io lo trasformerei in un ufficio. Se dovrò lavorare a casa full time mi piacerebbe avere uno spazio separato, sai.”

“Certo,” disse Emily pensando ai contro del vivere e lavorare nello stesso luogo che si vedeva ogni giorno. “Questo spazio sarebbe perfetto.”

Superarono il porto. Era una giornata tranquilla, perciò Stuart, Evan e Clyde erano andati all’isola per la ristrutturazione. Emily sentiva di essere fortunata che il tempo fosse così mite. Sembrava proprio che si fossero organizzati per terminare i lavori in tempo per le prenotazioni di aprile. Era una cosa in meno di cui preoccuparsi!

“Avete pensato più alla luna di miele prenatale?” chiese Amy.

“Non proprio,” le disse Emily.

“Dovreste andare,” insistette Amy. “Avete quasi finito il tempo!” Fece un cenno con la testa in direzione del pancione di Emily, che cresceva a vista d’occhio. Poi aggiunse, “Ci sono degli adorabili hotel che offrono fantastici pacchetti per queste cose.”

Emily strizzò gli occhi con sospetto. “Hai fatto delle ricerche?”

Amy sorrise con malizia. “Solo un pochino. Guarda nella tasca dietro al tuo sedile.”

Alzando allegramente gli occhi al cielo, Emily si sporse all’indietro e trovò un pacco di riviste patinate. Le sollevò. “Un pochino?” scherzò.

“Okay, magari parecchio,” confessò Amy. “Voglio davvero che tu ti prenda una pausa! La mia preferita è quella in cima. La spa a Québec City.”

Emily guardГІ la prima scelta di Amy. Localizzata nella vecchia zona di QuГ©bec City, sembrava piГ№ un castello che un hotel.

“È proprio nel centro della città vecchia,” disse Amy. “Perciò c’è moltissima cultura e roba del genere. Le mura. Una cittadella. Musei a profusione.”

“Sei sicura di non volerci andare tu?” scherzò Emily sollevando un sopracciglio.

Amy rise. “Certo che ci voglio andare. Quand’è il mio turno, ovviamente. Ma adesso sono concentrata sul matrimonio e sulla casa. Quando sarà la mia ora per la luna di miele prenatale, andrò lì, te lo prometto.” Si sporse e fece tamburellare il dito sulla rivista.

Emily abbassГІ di nuovo lo sguardo sullo sconvolgente castello. Magari non era una cattiva idea. Il pacchetto includeva uno speciale massaggio per la futura mamma e un massaggio antistress per il futuro padre. In piГ№ tutti i prodotti erano naturali, senza pericolosi agenti chimici, e tutto il cibo era biologico. Sembrava proprio idilliaco. La dottoressa Arkwright avrebbe sicuramente approvato che Emily riducesse lo stress. Meglio tardi che mai!

“Daniel probabilmente se ne verrà fuori con una ragione molto logica e pratica sul perché non dovremmo andare,” disse Emily. Enumerò sulle dita. “Chantelle. L’isola. Il parto imminente. Per dirne solo alcune.” Però si fece scivolare la rivista nella borsa comunque per mostrargliela dopo. Magari sarebbe riuscita a convincerlo.

Si immisero nel vialetto della prima casa. Emily la adorò immediatamente. Il prato esterno era ampio con una siepe per della privacy extra, e c’era spazio a sufficienza perché almeno due auto si parcheggiassero fuori. La casa era ancor più carina dal vero. C’era un bel portico sul davanti, non grande quanto quello distribuito su più lati della locanda, ma c’era spazio per una sedia a dondolo e un tavolo da bistrot con le sedie.

“Posso già dirti che mi piacerà moltissimo,” disse Emily.

Ma Amy non sembrava tanto convinta. “È un po’ deludente,” disse.

“Sei pazza?” disse trasalendo Emily. “Sembra uscita da un film!”

“Sì,” continuò Amy con voce distratta. “Da un film noioso.”

Emily alzò gli occhi al cielo di fronte al perfezionismo di Amy, però allo stesso tempo sapeva di non dover essere così dura. La vita di Amy era stata completamente diversa da quella di Emily. L’attività avviata nella stanzina del dormitorio del college aveva avuto successo, e si era comprata un appartamento a New York poco dopo i vent’anni. Per Amy la casa aveva sempre significato indipendenza. Adesso avrebbe voluto dire vita domestica. Emily doveva ammettere che, per i gusti di Amy, era possibile che fosse un po’ troppo ragionevole. Non c’era ascensore da affrontare, nessun mormorio del traffico in lontananza. In poche parole, non c’erano sfide. Se Amy voleva essere felice in quel nuovo stadio della sua vita, capì Emily, doveva trovare una casa eccezionale, non una semplicemente adorabile.



*



Dopo una lunga giornata di visite per le case e le sedi del matrimonio, a Emily serviva un sonnellino alla locanda. Stava cominciando a farsi incredibilmente stanca nelle ultime settimane di gravidanza, ma sapeva che avrebbe solo dovuto abituarcisi, perchГ© una volta nata la piccola Charlotte le cose non avrebbero fatto che peggiorare!

Sonnecchiò nel letto, scivolando dentro e fuori dal sonno, approfittando della casa vuota per permettere ai cani di dormire in fondo al letto – cosa che di solito era proibita. Lesse attentamente la brochure della spa nel Québec, rimuginando su come presentare l’idea a Daniel. Poi si ricordò di una promessa che aveva fatto a Chantelle; di invitare nonno Roy per Natale.

Non aveva avuto cuore di dire a Chantelle, quando glielo aveva chiesto, che suo padre non si faceva sentire da molti giorni e che i messaggi che gli aveva lasciato in segreteria non avevano ottenuto risposta. Anzi, comprese in quel momento, non aveva avuto cuore di ammetterlo con se stessa. Aveva proprio fatto finta di non vedere, non volendo neanche per un secondo prendere in considerazione che cosa potesse voler dire; che suo padre era morto. Persino adesso si rifiutava di permettersi di prendere seriamente in considerazione la cosa. Lui aveva Vladi, il suo caro amico, a prendersi cura di lui, ed Emily aveva fatto promettere all’anziano greco di chiamare se fosse accaduto qualcosa. Scelse invece di credere che Roy fosse andato all’avventura, e che si stesse divertendo troppo per notare che i giorni passavano.

Afferrò il laptop e scrisse una rapida email. L’approccio telefonico chiaramente non stava funzionando, e anche se lui era molto meno presente via email, sembrava una buona idea cambiare strada.

Caro papГ ,

ho chiamato un paio di volte ma non ti ho sentito, quindi presumo che ciГІ voglia dire che tu stia approfittando al massimo del bel tempo che fa in Grecia e che sia in giro in barca con Vladi! Chantelle mi chiede se verrai per Natale. Lo so che hai chiarito che non volevi prendere aerei, soprattutto per venire in un posto freddo come il Maine, perГІ ti prego di pensarci su. Lo sai che sei la persona che preferisce di piГ№ al mondo!

Con tutto il mio affetto,

Emily.

Premette invio e si accorse di avere le guance bagnate di lacrime. Se le asciugГІ con la mano.

Mettendo via il laptop udì la porta della locanda chiudersi. Probabilmente era Lois che veniva per cominciare il turno breve alla reception, o Bryony che doveva sistemare la sua solita postazione di lavoro nel salottino degli ospiti per lavorare sulla pubblicità per l’inverno. Però poi udì dei passi salire le scale, pesanti e rapidi, e li riconobbe immediatamente come quelli di Daniel.

“Mogsy! Rain! Giù dal letto!” disse di fretta cercando di scacciarli.

Troppo tardi. La porta si spalancГІ.

“Ehi, tesoro!” esclamò Daniel con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“Che cosa ci fai a casa così presto?” chiese lei, felicemente sorpresa ma sentendosi anche in colpa.

Come se non avesse un problema al mondo, Daniel entrГІ di buon passo nella stanza e si mise seduto sulla sponda del letto, accarezzando pigramente Rain.

“Stasera in negozio c’è Jack,” disse facendole correre la mano per il lungo orecchio. “Abbiamo ricevuto un grosso ordine per una scala da principessa delle favole per un bar mitzvah e, be’, lo conosci Jack, ogni scusa è buona per stare al lavoro invece che a casa.”

“Quella cosa del pensionamento non funziona con lui, eh?” disse Emily ridendo, lo sguardo che le cadde sul cane per poi tornare subito a Daniel.

“No,” disse Daniel ridacchiando in risposta.

Mogsy si mise a guaire in cerca di attenzione, e lui le prese il muso tra le mani e baciГІ il cane sulla cima della testa.

“È un bene che presto aprirai il tuo negozio,” disse Emily ancora un po’ sconcertata che Daniel non l’avesse rimproverata per aver lasciato salire i cani sul letto. “Gliel’hai già detto?”

“Non ancora. Ma sinceramente non credo che gli dispiacerà. Gli darà una scusa per dire a sua moglie che deve tornare al lavoro. Lei potrebbe vedermi come un cattivo per un po’, ma Jack probabilmente me ne sarà molto grato!”

“Ti prego, non facciamo anche noi così dopo trent’anni di matrimonio.”

Daniel ridacchiò. “È impossibile. Non riesco a vedere nessuno di noi due andare in pensione. Tu ci riesci?”

“Vero,” disse Emily. Allora socchiuse gli occhi, ancora incerta su cosa stesse succedendo. “Sei di ottimo umore.”

“Davvero?”

“Sì. Non hai neanche detto niente dei cani sul letto.”

Daniel allora trasalì, come se non si fosse nemmeno accorto che fossero lì. “Oh!” Però si limitò a stringersi nelle spalle. “È ora di andare a prendere Chantelle. Vuoi che lo faccia io? Se non ti senti bene…”

“No, no, voglio venire,” rispose Emily. “Chi lo sa quanti giretti a scuola mi perderò una volta nata Charlotte. Pensa a Suzanna e al piccolo Robin. Di recente la vedo a malapena. Voglio godermi al massimo le cose adesso, come sono.”

La aiutГІ a mettersi in piedi. Emily si sentiva molto stordita, come se il sonnellino non fosse servito a nulla.

Andarono di sotto, Daniel tenendo la mano di Emily mentre lei faceva passi attenti. Era incredibile quanto sconsolante le sembrasse affrontare la grande scalinata adesso che era sul punto di scoppiare. E pensare che non molto tempo prima saltellava su e giГ№ per quei gradini con facilitГ ! Adesso sembravano molto scoscesi.

Fuori il tempo era persino piГ№ mite di quanto fosse stato quella mattina.

“Com’è andato il giro con Amy?” chiese Daniel aiutandola a mettersi sul sedile.

“Benissimo. Non le è piaciuta nessuna delle tre case meravigliose che abbiamo visto né delle straordinarie sedi per il matrimonio. Però questo mi fa venire in mente che ci ha trovato questa spa in Québec per la luna di miele prenatale. Lo so che probabilmente non vorrai andarci, però magari potremmo pensarci.”

“Che cosa c’è da pensare?” esclamò. “Andiamo!”

Adesso Emily era davvero sorpresa. Di solito ci voleva un po’ per convincere Daniel. Chiaramente l’aveva preso di umore davvero ottimo.

“Stai bene?” chiese, scherzando solo in parte.

“Sto bene,” rispose Daniel ridendo. “Sono solo felice che mi sia stato dato del tempo extra da trascorrere con mia moglie stasera, tutto qui.”

“È una cosa molto dolce,” rispose Emily, toccata dal fatto che la sua presenza potesse dargli tanta felicità. “Allora vuoi davvero andare in luna di miele?”

“Certo,” disse con un’alzata di spalle. “Finché a Chantelle non dispiace. Ehi, e se questo pomeriggio la portassimo fuori in barca per addolcire il colpo? Dopotutto ci sono più di quindici gradi!”

“Pensavo che Clyde, Stu ed Evan lavorassero all’isola, oggi. No?”

Daniel scosse la testa. “Oggi usano il peschereccio a noleggio. L’hanno portato lungo la costa fino a Beals. C’è un grosso fornitore edile lì, ma i materiali sono troppo pesanti per una barca cuddy. Il che significa che è libera per noi.”

“In questo caso dovremmo farlo,” acconsentì Emily. Adorava i giri in barca anche lei, e qualsiasi occasione di vedere l’isola era la benvenuta, considerando che il tempo poteva cambiare da un momento all’altro. Sembrava davvero un bel colpo di fortuna che se ne fosse presentata l’opportunità. Emily sarebbe stata sciocca a non coglierla!

Arrivarono alla scuola, parcheggiarono e smontarono dal furgoncino. Un attimo dopo le porte si spalancarono e i bambini si precipitarono giГ№ dal porticato. Apparve Chantelle, che scrutava con lo sguardo il parcheggio in cerca della macchina di Emily. Ma invece trovГІ il pick-up e, a giudicare dalla sua espressione, era chiaro che era elettrizzata di vedere che il padre inaspettatamente era venuto a prenderla. Corse nella loro direzione.

“Papà,” esclamò Chantelle sfrecciando tra le sue braccia aperte. “Che cosa ci fai qui?”

“Porto la mia speciale ragazza in gita in barca all’isola, ecco cosa,” disse Daniel. “Che ne dici? Ti va un giro in barca?”

“SÌ!” esclamò Chantelle saltando su e giù.

TornГІ di corsa al cortile per salutare gli amici prima di fuggire di nuovo verso il furgoncino e montar su.

“Wow, sei stata veloce,” commentò Emily. Si diede una pacca sulla pancia. “Mi manca poter correre così!”

“Povera mamma,” disse Chantelle. “Ma ormai non manca molto. Arriverà prima di Natale. Oh, adesso che ci penso. Hai chiesto a nonno Roy di venire per Natale?”

Emily provГІ una scossa di angoscia al petto. Qual era la cosa migliore da dire alla bambina? Non voleva che si preoccupasse inutilmente.

“Gli ho mandato un’email,” le disse Emily. “Ma perché non cerchiamo di chiamarlo quando siamo sull’isola?”

Chantelle annuì e si sistemò per il resto del viaggio fino al porto.

Quando furono arrivati era tutto molto tranquillo. Nonostante il tempo mite, la maggior parte della gente aveva già stipato le barche per l’inverno. Era solo per la ristrutturazione dell’isola che la barca di Daniel era ancora fuori. Era stato un colpo di fortuna, o c’era dietro lo zampino del destino, se potevano navigare con tanta regolarità.

Daniel montò in barca per primo, prima di aiutare a salire Chantelle ed Emily. Poi partirono, tagliando l’acqua luccicante in direzione dell’isola.

“Chantelle,” disse Emily rivolgendosi alla ragazzina. “Come ti sentiresti se io e papà facessimo un viaggio di un weekend da soli?”

Chantelle esitГІ, storcendo le labbra di lato in riflessione.

“Puoi essere sincera,” aggiunse Daniel. “Vogliamo sapere come ti senti davvero. Perché ci sono stati momenti in passato in cui hai detto bene, ma poi in realtà la cosa ti ha resa molto triste.”

Emily pensГІ alle sue crisi precedenti. Sperava che Chantelle non si sentisse attaccata dai commenti di Daniel e che capisse che venivano da preoccupazione e amore.

“Immagino che dipenda da chi mi fa da babysitter,” disse Chantelle pensosamente.

“Tu chi vorresti?” chiese Emily.

“Sono contentissima quando dormo dai miei amici,” spiegò, con aria più matura che mai. “Con Bailey e Toby. E preferisco anche che duri poco. Dopo due notti comincio a preoccuparmi.”

“Okay,” disse Emily con un cenno di assenso, contenta di quanto brava fosse stata Chantelle ad articolare i suoi sentimenti e i suoi bisogni in quel momento. “Allora posso vedere se riesco a organizzarmi per farti dormire da Yvonne o Suzanna? E se stiamo via solo per il weekend?”

“Penso che andrebbe bene,” disse Chantelle con un cenno del capo.

Con gran divertimento di Emily, Chantelle allungГІ una mano per stringere quella di Emily. Emily prese la mano e gliela strinse di cuore.

“D’accordo!”

Proprio allora raggiunsero l’isola, ed Emily vide il peschereccio di cui aveva parlato Daniel attraccato al meraviglioso nuovo molo. Anche se non era passato moltissimo dall’ultima volta che erano stati lì, Emily era comunque molto elettrizzata di vedere i progressi alle capanne. Le strutture principali adesso erano complete, ed erano cominciati persino alcuni dei lavori di architettura del paesaggio. Era davvero emozionante vedere tutto quanto giungere a compimento. E anche un sollievo, dato che le loro entrate al momento si basavano sull’isola! Stu, Clyde ed Evan avevano davvero superato le sue aspettativa e l’azienda che Daniel aveva assunto per gestire il progetto era davvero fantastica.

“Farei meglio ad andare a sentire i ragazzi,” disse Daniel guardando in direzione del rumore delle seghe e dei martelli. “Per vedere com’è andata oggi con quel nuovo fornitore edile. Torno subito.”

Partì alla volta delle capanne.

Emily e Chantelle si sistemarono sulle rocce a guardare il mare. L’acqua oggi era calma, e il panorama della costa del Maine era bellissimo. Era un momento tranquillo, una fetta di pace in una vita altrimenti movimentata.

“Possiamo chiamare adesso nonno Roy?” chiese Chantelle dopo un attimo. “Lo sai che ormai non lo sentiamo da tre giorni.”

Allora Chantelle l’aveva notato, si accorse Emily. Certo che lo aveva notato. Quella bambina era un’osservatrice incredibile, e il fatto che le telefonate quotidiane sue e del padre fossero cessate non era passato inosservato.

“Pensi che stia bene?” chiese Chantelle.

Emily provГІ un peso sulle spalle.

“Penso di sì,” disse a Chantelle. “Penso che sia ricaduto nella sua vecchia abitudine.”

Anche se Roy aveva promesso di farsi sentire, Emily sapeva che le vecchie abitudini faticavano a morire, e c’erano ancora delle volte in cui gli sforzi di lei si scontravano col silenzio di lui. La cosa la colpiva adesso proprio come quando era più giovane, quando il suo lungo e lento distacco dalla famiglia aveva preso il via a seguito della morte di Charlotte. Si era allontanato da lei a poco a poco e lei, una bambina confusa e spaventata, aveva lasciato che accadesse. Non più. Aveva diritti su suo padre, aveva diritto di chiedergli di stare nella sua vita, di condividere con lui la propria vita e di aspettarsi di sentire lo stesso da lui.

Prese il cellulare e selezionò il suo numero. Lo ascoltò suonare e suonare. Non ci fu risposta. Provò ancora, consapevole che Chantelle la stava guardando in tralice pensierosa. Ogni nuovo tentativo che faceva di mettersi in contatto con lui le rivoltava lo stomaco dall’ansia. Al quinto tentativo si lasciò cadere il telefono in grembo.

“Perché non risponde?” chiese Chantelle con voce triste e spaventata.

Emily sapeva di dover esibire un viso coraggioso per la bambina, ma era davvero dura. “Dorme molto,” disse debolmente.

“Non per tre giorni di seguito,” rispose Chantelle. “Dovrebbe controllare il telefono quando si sveglia, per vedere se l’hai chiamato.”

“Potrebbe non averci pensato,” le disse Emily, tentando un sorriso rassicurante. “Lo sai com’è con la tecnologia.”

Ma Chantelle era troppo intelligente per le scuse di Emily, e non si risollevГІ davanti alla sua flebile battuta. La sua espressione rimase seria e tetra.

“Pensi che sia morto?” chiese.

“No!” esclamò Emily sentendo la rabbia prendere il posto della preoccupazione. “Perché dici una cosa così brutta?”

Chantelle parve sorpresa dallo scoppio di Emily. Aveva gli occhi sgranati dallo shock.

“Perché è molto malato,” disse docilmente. “Volevo solo dire…” Le svanì la voce.

Emily fece un respiro profondo per calmarsi. “Scusa, Chantelle. Non volevo scattare così. Mi preoccupo molto quando non sento nonno Roy da un po’, e quello che hai detto è il mio incubo peggiore in questi casi.”

Roy. Solo. Morto nel letto senza nessuno accanto. Fece una smorfia al pensiero, il cuore serrato.

Chantelle la guardГІ con esitazione. Sembrava insicura di se stessa, come se camminasse sulle uova temendo che Emily le avrebbe risposto male di nuovo.

“Ma non c’è modo in cui possiamo saperlo, vero? Se è ancora vivo?”

Emily si costrinse a essere l’adulta che Chantelle aveva bisogno che fosse, anche se ogni domanda la colpiva come se una vecchia ferita le venisse lavata. “Sappiamo che è vivo perché se ne sta occupando Vladi. E se Vladi non ha chiamato, non c’è niente che non va. Era questo l’accordo, ti ricordi?”

Fece affiorare alla mente il viso abbronzato e segnato dal sole di Vladi, il pescatore greco con cui suo padre aveva stretto amicizia. Vladi aveva promesso di tenerla informata sulle condizioni di Roy, anche se Roy invece voleva che i suoi peggioramenti le venissero tenuti nascosti. Che Vladi stesse mantenendo la promessa era un’altra questione, però. A chi sarebbe poi stato più fedele: a lei, una giovane donna che aveva visto per pochi giorni, o al suo amico di una vita Roy?

“Mamma,” disse dolcemente Chantelle. “Stai piangendo.”

Emily si toccò la guancia e scoprì di averla bagnata di lacrime. Se le asciugò con la manica.

“Ho paura,” disse a Chantelle. “Per questo piango. Nonno Roy mi manca tantissimo. Vorrei solo che riuscissimo a convincerlo a venire a stare qui da noi.”

“Anch’io,” disse Chantelle. “Voglio che lui e nonna Patty vivano alla locanda. È triste che siano così lontani.”

Emily avvolse un braccio attorno a sua figlia e la tenne stretta. Riusciva a udire il delicato singhiozzare di Chantelle, e si sentiva malissimo per il ruolo che aveva nell’infelicità della bambina. Piangere davanti a lei non era mai stato il suo piano. Ma da un certo punto di vista si chiedeva se non aiutasse Chantelle vedere le emozioni della madre, vedere che a volte si poteva anche essere deboli, spaventati e preoccupati. La bambina aveva trascorso tanti anni della sua vita dovendo essere forte e coraggiosa, e forse vedere sua madre piangere le avrebbe mostrato che a volte si poteva anche perdere il controllo.

“Perché le persone devono morire?” disse allora Chantelle, la voce soffocata perché teneva il viso schiacciato contro al petto di Emily.

“Perché...” cominciò Emily prima di fermarsi e pensarci molto seriamente. “Credo perché la loro anima deve andare da un’altra parte.”

“Vuoi dire in Paradiso?” chiese Chantelle.

“Potrebbe essere il Paradiso. Potrebbe essere un posto completamente diverso.”

“Papà non ci crede,” disse Chantelle. “Dice che nessuno sa se dopo la morte si va da qualche parte, e che nella religione ebraica sta a Dio decidere se avrai una vita nell’aldilà oppure no.”

“Questo è quello che crede papà,” le disse Emily. “Ma tu puoi credere a qualsiasi cosa tu voglia. Io credo in qualcosa di diverso. E va bene anche così.”

Chantelle batté le palpebre dalle ciglia bagnate, i grandi occhi azzurri su Emily. “Tu in che cosa credi?”

Emily fece una pausa e si prese un lungo momento per formulare la risposta. Alla fine parlò. “Io credo che ci sia un luogo in cui andiamo dopo la morte, non nei nostri corpi, loro rimangono qui sulla terra, ma le nostre anime si sollevano e vanno nel luogo seguente. Quando nonno Roy ci arriverà sarà molto, molto felice.” Sorrise, confortata dalla sua fede. “Non ci sarà più dolore per lui, mai più.”

“Nessun dolore?” disse la voce dolce di Chantelle. “Ma come sarà?”

Emily ponderò la domanda. “Penso che sarà come quel momento in cui dai un morso al tuo piatto preferito, per sempre.”

Chantelle la guardò attraverso le ciglia macchiate di lacrime e ridacchiò. Emily proseguì.

“Come mangiare torta al cioccolato per sempre, ma senza mai star male. Ogni fetta fantastica come la precedente. O come la sensazione che hai quando hai finito un lavoro durato mesi e vedi ciò che hai realizzato e capisci che l’hai fatto tu.”

“Come il mio orologio?” chiese la ragazzina.

Emily annuì. “Esattamente. Ed è il calore di un’atmosfera perfetta, come quando si sta nella jacuzzi della spa.”

“C’è profumo di lavanda come alla spa?”

“Sì! E ci sono gli arcobaleni.”

“E animali?” chiese Chantelle. “Non sarebbe divertente per niente se non ci fossero animali da coccolare e con cui giocare.”

“Se pensi che dovrebbero esserci degli animali,” le disse Emily, “Allora ci sono animali.”

Chantelle annuì. Ma il sorriso presto svanì e tornò alla sua espressione pensosa. “Ma queste sono solo cose finte. In realtà non lo sappiamo.”

Emily la abbracciò forte. “No. Non lo sa nessuno. Non può saperlo nessuno. Tutto ciò che abbiamo è ciò in cui crediamo. Ciò in cui scegliamo di credere. E io credo che sia questo che aspetta nonno Roy. E che sia anche ciò che ha tua zia Charlotte. E lei ci guarda dall’alto quando vuole, e ci manda piccoli segnali in modo che sappiamo che sta pensando a noi. Nonno Roy farà lo stesso, quando arriverà il momento.”

“Mi mancherà,” disse Chantelle. “Anche se andrà davvero in un posto caldo e felice, mi mancherà quando era qui.”

Nonostante tutte le rassicurazioni avanzate sull’aldilà, Emily non poteva bloccare ciò che provava nel profondo. Che sarebbe stata di nuovo lasciata sola, che avrebbe dovuto trascorrere la sua vita senza di lui. Lui l’avrebbe lasciata per sempre, e anche se per lui sarebbe stato un meraviglioso passo nell’ignoto, per lei avrebbe significato dolore e solitudine e infelicità.

Strinse forte Chantelle.

“Mancherà anche a me.”




CAPITOLO QUATTRO


Le luci del municipio si propagavano sulle scale mentre Emily le saliva. Persino da lì udiva le molte voci che venivano da dentro. Sembrava che tutta la città fosse venuta a sentire la decisione del consiglio urbanistico sulla Locanda di Raven. Non sarebbe dovuta rimanere sorpresa che ogni abitante del posto fosse venuto. Persino con l’annuncio pubblico tardo e la data così vicina al Ringraziamento, alla gente di Sunset Harbor importava così tanto della propria cittadina da trovare il tempo di presentarsi a ogni riunione.

Aprì la porta e vide che ogni posto disponibile era stato occupato. Raven Kingsley era davanti, a chiacchierare con il sindaco Hansen e la sua assistente, Marcella. Non presagiva nulla di buono, pensò tra sé Emily. Se Raven li aveva tirati dalla sua parte sarebbe stata solo una questione di tempo prima che si guadagnasse anche il resto della città.

Si sentì tirare un braccio, si voltò e vide Amy e Harry.

“Sono contentissima che tu sia venuta,” disse Amy. “Ci sono avvisaglie che dicono che Raven oggi avrà il via libera. Il consiglio urbanistico non ha intenzione di controbattere al fatto che demolisca la vecchia casa in favore di qualcosa di più moderno. Pare che alla fine starà ai residenti.”

“Dobbiamo fermarla,” disse Harry. “Un hotel potrebbe essere disastroso per la locanda, e per il mio ristorante. Chi vorrà avventurarsi fin da noi, dall’altra parte del porto, quando ci sarà un posto più nuovo e meno caro in una zona più centrale? Con vista sull’oceano? Pensa a tutte le prenotazioni per affari vari che abbiamo al momento. Perderemo tutta quella clientela, ne sono sicuro.”

Le preoccupazioni di Harry inquietarono Emily ancor più di prima. Non voleva mettersi in mezzo ai piani di Raven, soprattutto dopo che le aveva confidato del suo brutto divorzio. Ma non poteva starsene da parte e basta a farsi distruggere il sostentamento economico a quel modo. Raven, da tutto ciò che aveva sentito, non era tipo da far prigionieri. Aveva la spietata mentalità affaristica di New York – uccidi o fatti uccidere. Emily non era una gran combattente. Adesso le sarebbe proprio servito avere Trevor al suo fianco!

“Non so che cosa dovrei fare,” disse loro. “Non voglio impedirle di fare il suo lavoro solo perché ho paura.”

“Allora fallo per la tua famiglia,” disse Harry. “Per i tuoi amici e per la città. Nessuno vuole un brutto edificio fronte mare, e non vogliamo neanche che la nostra adorata locanda chiuda. Non è un bene per nessuno.”

“Come voterà la maggior parte della gente?” chiese Emily.

Amy indicò in angolo, ai Patel. “Contro, sicuramente.” Poi indicò i Bradshaw. “Contro.” Indicò poi Birk e Bertha. Birk era il proprietario della stazione di benzina ed era la prima persona che Emily aveva incontrato a Sunset Harbor. “Penso che loro siano a favore. Più auto vengono in città più sono i clienti, per quanto li riguarda.”

Emily si morse il labbro dalla costernazione. Il fatto che in cittГ  arrivasse un nuovo rivale stava cominciando a sembrarle molto reale. Il modo in cui il sindaco Hansen rideva fragorosamente a qualcosa che Raven aveva appena detto la fece sentire ancor peggio.

Harry allora le diede una gomitata. “Guarda, la riunione sta per cominciare.”

Si voltГІ verso il palco e il piccolo podio di legno. La stanza cadde nel silenzio quando il sindaco Hansen prese posizione. BattГ© il martelletto, ma non era necessario visto che gli stavano tutti giГ  dedicando la loro totale attenzione.

“Benvenuti a tutti,” disse. “Siamo qui per la discussione posticipata sulla proposta di Raven Kingsley di abbattere la fatiscente costruzione vicino all’oceano per erigere un nuovo hotel. Potreste già sapere o meno che il consiglio urbanistico in settimana si è riunito e ha votato all’unanimità che i progetti abbiano corso.”

Emily guardò Harry e Amy. Avevano entrambi delle smorfie in viso. Emily sentì la sua faccia rispecchiare le loro espressioni.

Il sindaco Hansen proseguì. “Certamente siamo una città piccola, e i punti di vista dei nostri residenti sono importanti quanto quelli del consiglio. Di più, anzi, adesso che abbiamo perso il nostro caso amico Trevor Mann.”

Si portò una mano al cuore. Si sentì tra il pubblico una risatina quando tutti riportarono alla memoria il fiero, e a volte minaccioso, istinto di protezione di Trevor nei confronti della città.

“Credo che molti di voi abbiano avuto la possibilità di parlare con Raven durante le feste per il Ringraziamento,” terminò il sindaco Hansen. “Perciò non vedo l’ora di sentire tutte le vostre opinioni. Suggerisco che si cominci con Emily Morey, dato che una nuova locanda avrebbe un grosso impatto su di lei. Emily, ti va di prendere la parola?”

Tutti gli occhi si voltarono verso di lei. Emily provò la familiare sensazione di essere stata messa sotto ai riflettori. E si sentiva davvero in imbarazzo. Non voleva distruggere il sogno di Raven solo perché le avrebbe complicato un po’ le cose. Non era nelle sue corde. Però, allo stesso tempo, le espressioni tese di Harry e Amy lì accanto le ricordavano che c’erano delle persone che contavano su di lei. Tutto il suo staff, la sua famiglia. Avevano espanso molto la locanda, forti del lusso di non avere competizione. Come minimo la nuova avventura di Raven avrebbe significato dei tagli per la locanda di Emily, incluse riduzioni dello staff.

“Io…” cominciò Emily sentendo la gola che si faceva secca.

Guardò Raven che sedeva sul palco accanto a Marcella. Per solo la seconda volta da quando l’aveva incontrata, Emily vide un sorriso sincero sul suo viso. Come Emily quando era arrivata, Raven aveva incontrato l’ostilità e i sospetti dei locali. Emily probabilmente era la sola persona che contasse tra le conoscenze amichevoli.

“Sono a favore,” disse d’un fiato Emily. “Penso che ci sia un mercato che la locanda di Raven potrebbe conquistare. Assicura la ristorazione per gente d’affari e aziende, con conferenze e cose del genere. Io mi occupo più di famiglie, matrimoni e festività. C’è spazio per entrambe.”

Parlò molto velocemente, cercando di spiegarsi prima che la voce le venisse completamente soffocata dal putiferio. Ma fu inutile. Tutti parlavano a voce alta, sovrastandosi uno con l’altro, dirigendo la frustrazione verso di lei, come se fosse lei a essersene uscita con il progetto invece di essere la persona che ne avrebbe subito le conseguenze maggiori, se fosse giunto a termine!

E ancor peggiori erano le espressioni minacciose di Harry e Amy. Sembrava che avesse appena detto la peggior cosa al mondo, che li avesse delusi terribilmente. Ma non sarebbe stato giusto nГ© corretto portare tutti dalla sua parte, dire a Raven di no. Sarebbe stata una cosa assolutamente crudele.

Tutto ciГІ che poteva fare adesso era sperare che persone sufficienti votassero no, in modo da non dover fare i conti con le conseguenze della propria generositГ .

Emily fece un passo indietro, in cerca dell’ombra. Ma in una città piccola come Sunset Harbor non c’era posto dove nascondersi. Aveva voluto la bicicletta, e adesso doveva per forza pedalare.



*



“Che diavolo era, Emily?” domandò Amy una volta che la riunione fu finita. “Penseranno tutti che vuoi andare in bancarotta e rovinare la città!”

La sua amica le aveva permesso di percorrere meno di cinque passi fuori dal municipio prima di dar via all’attacco e fermarla sul primo gradino. Si era fatto più freddo rispetto a quando erano dentro, ed Emily rabbrividiva dall’improvviso abbassamento delle temperature.

Però, nonostante il freddo, aveva le guance calde dall’imbarazzo. Emily odiava fare scenate in pubblico, soprattutto dato che metà della città si stava riversando fuori dal municipio dietro di loro.

“Possiamo parlarne dopo?” disse Emily sottovoce.

“No!” esclamò Amy. “Voglio sapere che cosa ti ha preso. Perché ti abbassi come un cane di fronte a Raven Kingsley?”

“Non è per niente così,” ribatté Emily, colpita dalla ferocia delle parole di Amy. “Solo perché non voglio distruggere il suo sogno non vuol dire che faccia i salti mortali per soddisfare le sue richieste.”

Amy si portò le mani ai fianchi. “Buffo, perché sicuramente la cosa pare così. Cioè, appena l’altro giorno mi stavi raccontando di tutti i dispiaceri dati dal lasciare a casa lo staff per l’inverno e dal non avere prenotazioni. Che cosa credi che accadrà quando avrai una rivale come Raven Kinsgley a offrire stanze e cibo più a buon mercato in un posto migliore? Puoi pure licenziare Harry subito.”

“Ames, ti prego, calmati,” disse dolcemente Emily. Cercò di toccarla, ma Amy la spinse via. Non era una che piangeva, non lo era mai stata, ma Emily notò che aveva il viso rosso dallo sforzo di controllarsi.

“Proprio non ti capisco,” disse Amy voltandosi dall’altra parte. “Non capisco che cosa stai facendo.”

Emily non aveva parole. Era difficile spiegarsi, a parte il fatto che voleva essere una brava persona e diffondere gentilezza. Aveva visto il modo in cui Chantelle aveva risolto il suo problema con Laverne a Halloween e si era sentita mortificata dalla capacità della bambina di donare premure e perdono. L’unico modo in cui riusciva a comprendere la cosa adesso era che scocciare qualcuno non era giusto, a prescindere da tutto.




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